Nuovo Complesso Parrocchiale Santa Rosa da Lima – Diocesi di Palermo

 
Il progetto di completamento del complesso parrocchiale S. Rosa da Lima, ubicato nella periferia della città di Palermo, pur nel rispetto dei vincoli imposti dalla struttura parzialmente realizzata, ha perseguito con chiarezza d’intenti sia una ridefinizione dello spazio interno che dei prospetti della chiesa.
La progettazione ha dedicato massima attenzione alla ricerca di un ordine armonico dello spazio liturgico e una maggiore sobrietà estetico-formale. Si è giunti così ad un manufatto architettonico molto differente dal progetto originario, cercando di risolverne le criticità funzionali, formali e architettoniche.

La chiesa nel contesto urbano disordinato e caotico si distingue per candore e semplicità di forma. Si è preferito ricostituire un volume compatto e solido eliminando dal vecchio progetto tutto ciò che generasse frammentazione e disordine.
Il sagrato, luogo d’accoglienza della comunità, ha una forte tensione spaziale verso il portale della chiesa generata dalla curvatura della facciata principale sulla quale è posta, incastonata, una croce in ottone.
La facciata principale è caratterizzata, oltre che dalla croce, dal campanile quale elemento iconico di richiamo e raccolta dei fedeli. Il campanile non potendo, per scelte tecnico-economiche, svettare oltre la quota massima dei prospetti si è scelto di garantirgli la verticalità sia con la differenziazione materica del rivestimento, (travertino), che con la geometria allungata dell’alloggio delle campane rivestito in ottone ossidato.

Dal sagrato si può accedere alla navata centrale della chiesa tramite il grande portale ligneo o attraverso le due piccole porte laterali. Le tre porte di accesso si distinguono per le geometrie semplici e lineari atte a valorizzare le venature del legno che le compone.
La definizione interna della chiesa, alla ricerca di un rapporto armonioso tra la forma architettonica e la forma epifanico-liturgica, si è basata su tre principali assunti: l’utilizzo della luce naturale, valorizzandone l’energia infinitamente epifanica, per definire i principali luoghi liturgici; giungere ad una chiara identità architettonica e formale affinché la chiesa possa essere sentita come luogo sacro, anche quando non vi è una celebrazione liturgica; coniugare estetica e poietica con la funzione rituale e la struttura celebrativa, osservando i principi e le norme della liturgia.

Lo spazio liturgico è articolato secondo una dinamica che parte dal sagrato, si stende nell’aula e si completa nel presbiterio. Il fulcro di tale asse prospettico è l’altare e dietro di esso, a fargli da cornice, l’abside rivestita in lamine di ottone ossidato e cerato allo scopo di rendere ancor più poetica la luce zenitale che avvolge il crocifisso. Anche le navate laterali hanno come fulcro visivo e geometrico l’altare. Ciò garantisce ad ogni fedele, qualsiasi sia la sua seduta, una visione ottimale del celebrante.
L’unità tra il presbiterio e la nave rende vivo e diretto il rapporto tra l’assemblea e i presbiteri. Esso si distingue dalla nave per mezzo di un’elevazione di tre gradini, per la sua importanza, distinzione e visibilità.

L’altare è il punto centrale per tutti i fedeli, è il polo della comunità che celebra, verso di esso converge spontaneamente l’attenzione di tutta l’assemblea, perché il mistero dell’Eucaristia è il vero centro della Sacra Liturgia, quindi dell’intera vita cristiana. L’accentuazione dell’altare, come fuoco significativo dello spazio, viene declinato quale tema architettonico attraverso la realizzazione di un’abside retta, foderata di ottone ossidato e cerato, colma di luce zenitale. L’abside, pensata per donare una luce vivida all’altare e al crocifisso, serve ad accentuare nell’assemblea la sensazione viva di uno stare in rapporto con un luogo, suscitando una partecipazione più attiva.
Si è scelto la forma di un altare pieno, che indica la solidità della Roccia che è Cristo. In torno all’altare, l’ultimo gradino del presbiterio ne rialza la sua importanza, pur mantenendolo praticabile tutto intorno.

La collocazione centrale del crocifisso sospeso dietro l’altare al centro dell’abside, in posizione elevata sopra il sacerdote che celebra, accentua, nella consacrazione, il momento dell’elevazione, manifestandosi alla sua comunità come Sacerdote e Orante.
La croce luminosa, che spazialmente occupa il centro dell’abside, teologicamente è icona unica con l’altare. Tale legame simbolicamente viene richiamato dall’uso dello stesso materiale, la foglia d’oro, sia per definire la croce, sia per riempire parte delle piccole cavità presenti nella struttura semi-compatta del travertino di cui è composto l’altare, divenendo metafora artistica della presenza di Cristo Luce. Il crocifisso, come anche la via Crucis, sarà realizzato dall’artista Sergio Fiorentino.

L’ambone ha un’ubicazione elevata in prossimità dell’assemblea, fuori del presbiterio, in modo da rendere possibile la processione con l’Evangeliario e la proclamazione pasquale della Parola. Esso è disposto in modo tale che i ministri che lo usano possano essere visti e ascoltati dall’assemblea.
Le spesse lastre di travertino di cui è composto l’ambone cingono, incastonandolo, un leggio in ottone. Il rapporto tra i due materiali, travertino ed ottone, e le geometrie che li mettono in relazione sono metafora del sepolcro vuoto. Il taglio verticale della lastra frontale di travertino, che rappresenta l’apertura del sepolcro, lascia intravedere, il leggio d’ottone, metafora della luce quale Parola del Risorto.
«Io sono venuto nel mondo come luce» (Giovanni 12,46) è l’ultima parola detta da Gesù in pubblico prima della sua morte e risurrezione.
Accanto all’ambone si è previsto un elemento sempre in travertino ed ottone in cui possa essere collocato il grande candelabro per il cero pasquale.
Per evidenziare l’unità tra Liturgia della Parola e Liturgia Eucaristica la forma dell’ambone e lo stile artistico sono in correlazione all’altare, senza interferire con la sua priorità.

La sede evidenzia l’importanza di colui che guida e presiede la celebrazione nella persona di Cristo, capo e pastore della Chiesa. La sua collocazione nel presbiterio è ben visibile a tutti, in modo da consentire la guida della preghiera, il dialogo e l’animazione. Il disegno gode di degna semplicità.

Per il battistero è stata scelta una posizione che lo ponesse in stretta relazione dinamica con l’altare e l’ambone, quali mete fondamentali del percorso iniziatico dei sacramenti dell’iniziazione.
L’ideazione del battistero nasce dal profondo legame che unisce battesimo e luce nella tradizione cristiana antica e medievale. Questo connubio in relazione al rito del battesimo, è esplicito anche nelle definizioni “sacramento dell’illuminazione”, e “Festa delle luci” relativamente al Battesimo di Cristo celebrato nel giorno dell’Epifania.
Il battistero è stato pensato, secondo tradizione, come un luogo monumentale della luce: photisterion.
Il fonte massivo in pietra, costituito da un cilindro concavo, alvus, è posto sotto un lucernaio con le pareti dorate attraverso il quale la luce naturale giunge fino all’acqua benedetta, ricreando il connubio simbolo del battesimo.

L’aula è stata pensata in modo che possa esprimere e favorire in tutto la comunione dell’assemblea. Essa è composta da tre navate, una centrale e due laterali aventi sempre come fulcro l’altare.
I percorsi per la circolazione interna e la collocazione delle suppellettili mobili della zona dei fedeli sono di facile comprensione e facilitano i vari movimenti processionali e gli spostamenti previsti dalle celebrazioni liturgiche.

Le stazioni della via crucis “biblica”, incastonate nelle pareti perimetrali in senso orario partendo dalla destra dell’altare, metteranno in evidenza la figura di Gesù su un fondo blu. La figura del Gesù sarà dipinta in maniera più materica e realistica rispetto alle figure fondamentali della Madre, della Veronica, di Simone da Cirene, e delle donne di Gerusalemme.

Il confessionale è vicino all’entrata come luogo previo di purificazione per partecipare meno indegnamente al Sacrificio Eucaristico.
La Cappella feriale, dedicata al Santissimo, è stata pensata come uno spazio dentro un altro, cioè uno spazio ben definito, però visibilmente correlato e inserito nell’ambito liturgico. Questo è possibile per la sua forma e per le vetrate artistiche che consentono una relazione visiva diretta, ne sottolineano l’importanza, generando un ambiente accogliente.

Agli occhi di chi entra nella cappella feriale risalta la dimensione orizzontale stabilita dal presbiterio, con la collocazione dell’altare, dell’ambone, della sede e della croce a cui si aggiunge, con eterea grazia, la dimensione verticale data dal dialogo tra la custodia eucaristica e la luce che, radente e densa di vigore poetico, illumina il tabernacolo e la retrostante parete in ottone. La cappella del Santissimo, di cui la custodia eucaristica ne rappresenta il fulcro, è stata concepita per essere un’ambiente raccolto e favorevole all’adorazione personale. Il tabernacolo si presenta come un monolite solido ed inviolabile.

Per ragioni liturgiche si è pensata la sacrestia infondo ad una delle navate laterali vicino la cappella feriale in modo da facilitarne l’uso e garantire un percorso idoneo alle processioni d’ingresso alle celebrazioni. Le sue dimensioni permettono che i ministri possano rivestirsi con comodità e conservare anche tutto ciò che essi usano nella liturgia.

La pavimentazione della chiesa sarà realizzata in “travertino imperiale” tagliato al verso (detto anche nuvolato) color noce chiaro. Le pareti, fino all’altezza di tre metri, saranno rivestite anch’esse in travertino in corrispondenza dei principali luoghi liturgici e in rovere o intonacate nelle pareti secondarie. Le pareti, oltre la quota dei tre metri, e i soffitti saranno dipinti di bianco avorio.
Una luce naturale non invasiva garantisce uno spazio vocato al raccoglimento e alla preghiera. La navata centrale dispone di una grande lucernaio posto in asse con essa mentre nelle due navate laterali la luce entra da vetrate verticali.

L’edificio viene completato dai locali di ministero pastorale del piano seminterrato. Il progetto ha posto la massima attenzione per restituire a questi la vivibilità di un piano terra, possibile attraverso la ridefinizione delle quote del giardino retrostante la chiesa. Esso sarà modellato attraverso uno scavo a sezione inclinata che colloca tuti locali del ministero pastorale prospicenti ad un rigoglioso giardino metafora del monte degli ulivi.

Particolare attenzione progettuale è stata posta nel superamento delle barriere architettoniche al fine di garantire a tutti i fedeli un facile accesso sia alla chiesa che ai locali di ministero pastorale.
In conclusione il progetto di Santa Rosa da Lima nasce dalla volontà di creare un luogo col quale la comunità dei fedeli possa identificarsi ed essere accolta con armonia di funzione liturgica, d’estetica architettonica e artistica, e di ruolo sociale di aiuto cristiano alla comunità.